lunedì 25 settembre 2017

Le linguine al sugo d'aragosta con approccio quasi scientifico





Dovevano essere delle semplicissime linguine al sugo di aragosta per MTC.
Ma...
Cristina, l'hai voluto tu, siediti, ce l'hai un po' di tempo?

WARNING: post ad alto contenuto scientifico potenzialmente noioso, esposto in maniera semi seria.

È cominciato tutto venerdì mattina al mercato. Delle meravigliose aragoste mi hanno fatto l'occhiolino dal loro letto di giaccio. Alcune ancora vive, altre morte, ma da poco. Per cui ancora utilizzabili in cucina. La ricetta mi è balenata subito in mente ma qualcosa mi ha frenato.
Siamo alle porte di Shabbat, a una settimana da Yom Kippur, se le porto a casa con tutta la famiglia osservante presente, mia moglie, come minimo, m'impicca o mi fa fare la fine dell'aragosta, bollito vivo. Sono rimaste li, in un primo momento.
Tornato a casa e spiegato tutto alla mia complice ormai corrotta al taref, in un paio d'ore ha trovato una cucina prestata e nel tardo pomeriggio sono tornato al mercato, con la speranza di trovarle ancora. Erano ancora li, alcune ancora vive.




Adesso, lo so che l'aragosta va cucinata viva, ma proprio non ce la faccio. Da squartare, hem, assassinare, aprire e operare da vivi, solo i pazienti :))
Un'aragosta appena morta è ancora utilizzabile senza rischi di sorta per cui, appena arrivato a casa, ho preso una grossa pentola, ho fatto bollire dell'acqua e le ho tuffate per un paio di minuti, il tempo giusto per poter togliere la carne delle code, che, cruda, è di fatto gelatinosa e resta attaccata ai carapaci, per cui impossibile da maneggiare.
Subito dopo, le ho passate in un bagno di ghiaccio per arrestare la cottura. Il sapore della carne di aragosta si attiva con il calore e non volevo perderne troppo. Tutto questo con una sola mano :))
Il seguito è a tre mani, per forza.
La buona notizia, è che i carapaci sono ancora utilizzabili per farci un fondo anche se sono stati bolliti. Risulta che il sapore e il colore dei carapaci di aragosta sono solubili in grasso, non in acqua.
I carapaci vanno cotti in olio e burro fino a far prendere un bel colore rosso, prima di aggiungere qualsiasi liquido alla preparazione. E se proprio non volete perdere una goccia di sapore, potete usare l'acqua in cui l'avete bollita, nella quale sicuramente un po' di succhi provenienti dalla testa, li avranno lasciati.
Una volta precotte le aragoste e fatto il fondo, viene il bello.
Cosa ho messo, dove e perché.

L'anice stellato, aka la Galliti t'ammazza e la Van Pelt prende il mitra. Questo, secondo la figlia che voleva a tutti i costi che le spiegassi il perché della mia decisione prima di metterci in cucina.
Quando lavoriamo insieme creativamente in un piatto, ci spieghiamo a vicenda le ragioni dell'uno e dell'altro, ma quando l'elucubrazione mentale è solo mia, tendo a spiegarle le cose all'assaggio, alla domanda: dimmi cosa senti.
Potrei dire che ho messo l'anice stellato per rafforzare la dolcezza dell'aragosta e per aggiungere un po' di sapore robusto e speziato con un sentore di liquirizia.
Potrei, ma non lo dico :))
Ve lo spiego in modo scientifico.
Il sapore degli alimenti dipende da alcuni composti chimici naturali che li caratterizzano. Ogni ingrediente ha la sua combinazione diversa di composti che interagiscono tra loro, ed è quello, a livello molecolare, che fa che diversi ingredienti stiano bene insieme o che stonino del tutto. Il resto lo fanno la qualità e il dosaggio.
Analizziamo l'aragosta. I nomi dei composti però ve li lascio in inglese, non chiedetemi troppo :P
L'aragosta contiene 47 composti di sapore e aroma, i cui principali sono: Methylbutanal (cioccolato, sapore maltato), butanedione (gusto di burro), 3-(methylthio)propanal (patata lessa), 1-octen-3-one (funghi), 2-acetyl-1-pyrroline (popcorn), e (E,Z)-2,6-nonadienal (cetriolo), methanethiol (marcio, solforoso) and dimethyl sulfide (mais bollito) e, in quelle pescate e non di allevamento come le mie, troviamo i bromophenols (acqua di mare, sapore iodato).
Cosa vi disturba in tutto ciò?  
Il methanethiol, vero? è li che entra in gioco l'anice stellato. Il composto di aroma e sapore più attico nell''anice stellato è l' Anethole. Questo è un componente nettamente dolce, 13 volte più dello zucchero. È anche molto aromatico ed è usato nell'industria, in forma di estratto, per produrre alcolici come l'Ouzo, il Raki e il Pernod, per citarne alcuni. È usato anche nell'industria dolciaria, per esempio, per equilibrare il sapore del cioccolato (toh, il Methylbutanal!) e nell'industria alimentare in genere per camuffare gli odori acidi, rancidi e solforosi. Ecco la ragione per la quale l'anice stellato è spesso usato per aromatizzare i crostacei e molluschi, soprattutto quelli con un sapore deciso come l'aragosta o le cozze, perché con l'aggiunta di erbe o spezie che contengano anethole, i frutti di mare semplicemente scintillano:). Mentre mette in risalto tutte le note dolci e aromatizza, si incarica di annullare le note che potrebbero risultare sgradevoli. 
Per tutte queste ragioni, ho voluto mettere due stelle di anice intere, una per ogni aragosta.

Il Cognac. Un Martell Cordon Bleu. L'alcol serve a migliorare i sapori e gli aromi e a volte anche le consistenze dei cibi. Grazie alla sua struttura altamente volatile, interagisce con tutte le molecole, quelle solubili in acqua, e quelle solubili in grasso. In questo modo, porta tutti gli aromi ai nostri sensi molto velocemente. Ricordiamo che l'80% delle percezioni del cibo sono determinate dal senso dell' olfatto e non da quello del gusto. L'alcool è il mezzo di trasporto dei sapori verso il senso dell'olfatto.Tuttavia, questa volatilità funziona meglio quando il piatto contiene circa l'1% di alcol. In piatti con il 5% di alcool, questo dominerà, sovrastando su tutti gli altri sapori ed è quello che non vogliamo. Per quello l'ho fatto restringere prima di metterlo nel sugo. Approfitto anche per dire che, nonostante la legenda metropolitana, l'alcol in cottura non evapora tutto, e meno male, se no non funzionerebbe. 
Ho scelto questo cognac in particolare, tra tutti i disponibili nella nostra Caverna di Alì Babà, per il suo aroma fruttato e floreale di cui, ahimè, sono quasi sprovvisti i pomodori indiani e perché non lascia un sentore troppo dominante.Per la stessa ragione, non l'ho usato nel fondo, ma direttamente nel sugo.

Il pomodoro. Si fa presto a dire pomodoro. I composti responsabili del sapore del pomodoro variano tantissimo tra le tipologie, i terreni coltivati e tanti altri fattori. In generale, ciò che caratterizza il sapore di pomodoro sono primariamente gli zuccheri (glucosio e fruttosio), gli acidi (citrico, malico e glutammato) e molteplici altri composti volatili meno ben definiti e troppi da elencare. Il pomodoro indiano, è abbastanza sprovvisto di composti volatili fruttati ed è poco zuccherino. Qui, l'intenzione è di avere la nota acida e quella umami, proveniente dal contenuto di glutammato. Due tipi di pomodoro quindi, uno leggermente addolcito dalla cottura, e dei ciliegino, appena scottati e più acidi.

Fleur de del o Sale di Maldon, molto più dei normali sali da cucina, danno una mano a rafforzare e sostenere i bromophenols, responsabili del sapore di mare, che è quello che ci interessa di più mettere in valore e conservare in questa ricetta.

Il basilico locale. Meno dolce del nostrano, senza l'ombra di dubbio. Volete anche la lezione su tutti i fenoli e le loro reazioni con il resto degli ingredienti? Ve la risparmio.
Vi dirò che l'ho messo per rinfrescare tutto, a crudo.Che con un solo dito, è anche più semplice a scrivere.






Linguine al sugo di aragosta


Per 2 persone affamate

2 aragoste di circa 800 g circa, ognuna 

Portare a ebollizione una gran quantità di acqua poco salata e immergere le aragoste per due minuti. Cronometrate i minuti, perché questa è solo una leggerissima precottura che servirà per poter staccare la carne dai carapaci facilmente. Passare subito le aragoste in un bagno di ghiaccio per fermare la cottura. Filtrare l'acqua e metterla da parte. Con l'aiuto di un paio di buone forbici da cucina, prelevare la carne dalle code, in modo da lasciarle intere.
Mettere da parte teste, antenne e carapaci.


per il fondo di aragosta

Teste e carapaci delle due aragoste
L'acqua di cottura delle aragoste
30 g di burro
1 carota
1 gambo di sedano
1 cipolla
2 anice stellato interi
fleur de sel

Fare a pezzi i carapaci, le antenne, le zampe e le teste.
Sciogliere il burro in una pentola capiente e cuocerci teste, antenne, zampe e carapaci, mescolando in continuazione, finché non acquisteranno un bel colore rosso vivace. Aggiungere le verdure aromatiche, farle sudare un po' e coprire con l'acqua della precottura delle aragoste. Aggiungere l'anice stellato. Cuocere per un'ora e mezza o due, senza coperchio. Filtrare.
Prelevare le verdure aromatiche e i pezzi di carapaci più morbidi e metterli in un frullatore con un paio di mestoli di brodo. Frullare, passare al chinois e rimettere il tutto in una pentola insieme al resto del fondo di aragosta già filtrato precedentemente.
Riportare sul fuoco e far ridurre alla metà, fino a che avrà una consistenza di zuppa leggermente cremosa. Salare leggermente, molto leggermente.

per la base di pomodoro cotto

olio d'oliva extra vergine
1 spicchio d'aglio
1/4 di cipolla finemente tritata
250 g di pomodori (plum tomato)sbucciati e fatti a pezzetti

In una pentola con i bordi alti, scaldare un filo d'olio e far sudare l'aglio fino a farlo appena imbiondire. Aggiungere la cipolla e mescolare per circa due minuti. Aggiungere i pomodori, cuocere per 5 minuti, poi passare tutto per un passaverdura e mantenere da parte per far raffreddare.

per il sugo

olio extra vergine d'oliva
1 spicchio d'aglio tritato
1 pizzico di peperoncino a scaglie
Le 2 code di aragosta
50 ml di Cognac, Martell Cordon Bleu
100 g di pomodori ciliegino tagliati a metà
un paio di mestoli di fondo di aragosta
fleur de sel

Mettere il cognac in un pentolino e portarlo sul fuoco vivace fino a farlo ridurre alla metà. Tenere da parte.
In una padella, scaldare una buona quantità di olio e a calore abbastanza moderato, friggere leggermente l'aglio e il peperoncino, in modo da farne uscire tutti gli aromi, senza bruciarli.
Aggiungere le code di aragosta in padella e versare la riduzione di cognac. In seguito, aggiungere la base di pomodoro cotta, i pomodorini ciliegino e un buon mestolo di fondo di aragosta. Salare. Coprire e cuocere a fuoco lento per 5-8 minuti. Un coperchio di vetro è un salvavita in quest'operazione. Appena l'aragosta è completamente cotta e ancora "succosa", va ritirata dal sugo. Cioè  appena perde la consistenza semi gelatinosa e acquista un bel colore bianco  Un'aragosta troppo cotta è un vero peccato. Sicuramente rimarranno dei pezzetti del sugo, non è un problema, ma bisogna cercare di togliere il più possibile. Farla a pezzi con le mani e metterla da parte.




per finire

160 g di linguine
acqua di cottura delle linguine
sugo di aragosta
basilico

Cuocere le linguine come spiegato qui
Scolarle con le pinze 5 minuti prima del tempo di cottura.
Tuffarle nel sugo e procedere alla mantecatura, come spiegato qui 



Ho provato a farlo da solo con una sola mano :)) Non garantisco del risultato.
All'ultimo momento, fuori da fuoco, incorporare la polpa di aragosta.
Servirle con basilico fresco, "tagliuzzato" con le mani.
   
non perdere troppo tempo a fotografarle e mangiarle subito.



Con questa ricetta partecipo al MTC #67, le paste col pesce







venerdì 14 aprile 2017

"Papà faceva il sartù più buono del mondo"


Mi piace la E che forma il sartù al taglio, che quando la giri, è una M


Per MTC #65, di Marina.




Durante più di una settimana, mi sono dedicato, tra le altre cose, a cercare e scrivere proposte di salse e sartù, tutte puntualmente bocciate dalla socia.
Pensavo che lei, cresciuta nel centro-sud italiano, avesse difficoltà al discostarsi da una ricetta tradizionale, a lei cara e ben conosciuta o che io, così lontano da questa tradizione, mi stessi allontanando troppo e snaturandolo. 
Davanti l'ultima proposta crollata, finalmente ha detto:

-Tutte le tue idee sono formidabili, come sempre, ma papà faceva il sartù più buono del mondo.
Ah. Ecco. 
-Se è Kosher style, non se ne parla- ho ribattuto, conoscendo bene il tipo.
-No.
-No?
-No. Papà sosteneva che la cucina napoletana è più peccato renderla kosher che mangiarla com'è.

Rido.

Se lei aveva fatto crollare le mie idee, questa notizia ha fatto crollare tutte le mie certezze su una persona che ho conosciuto per sessanta anni, da quando eravamo bambini. Mi crolla un mito, mi riprenderò? Era umano anche lui, urrà!

La ricetta era lì, in uno dei quaderni dove raccoglieva appunti di cucina e ricette in lingue diverse. Scritta in autentica grafia da psichiatra, in cui era evidente ai non addetti ai lavori solo la parola Sartù perché scritta in corrente stampatello.
Leggevo e ridevo. Non me lo aspettavo. Maiale, burro, formaggio, pancetta...
Una rivelazione!

Torniamo seri. O quasi. 
Cosa si può fare davanti a un fatto del genere, di fronte alla forza delle tradizioni e dei ricordi, se non accantonare le proprie idee di anatre, faraone, conigli, tartufi, salse spagnole, vellutate o jus lié?

Facciamolo questo sartù più buono del mondo, e glielo dedichiamo anche, perché tutto è grazie a lui.
Ed è anche il momento più adatto.

WARNING: Inizio parentesi romantica semiseria.

"Tishmor li aleiha". 
Veglia su di lei per me.

Sono state le sue ultime parole, esattamente quattro anni fa, prima di essere portato via da quel male che si supponeva che avrei dovuto curare.
Tre parole che sono state il miglior regalo che ho mai ricevuto.
Anche se "lei" l'ho incontrata poco più di due anni più tardi.
Perché lui amava la cucina napoletana, il salame e la pancetta, ma anche le cacce al tesoro.
Ma questa ve la racconto un'altra volta.

E allora, questo è per te, ovunque tu sia, da noi due insieme.
Sappi che abbiamo rischiato, visto che in un primo momento le sono risultato invivibile e antipatico e che se non fosse stata educata, mi avrebbe volentieri mandato al diavolo dal primo giorno. Come darle torto?
Però di alcune cose potevi mettermi in guardia.
Potevi dirmelo che è ostinata e testarda persino più di te.
È addirittura riuscita a farmi sposare con Micol :))
Sappi anche che veglio su di lei, e lei su di me.

Però, caro fratello, hai dimenticato di lasciarmi qualcosa di molto importante.
Il libretto di istruzioni!!!

Me lo lanci?

No, non sul sartù, che ho sudato freddo per sformarlo!


Il sartù più buono del mondo


Dai quaderni di cucina di R.R.
Adattato agli ingredienti reperibili localmente e alla grandezza del nostro stampo.
Abbiamo anche trovato i due formaggi richiesti. Era proprio un segno del destino.

Per uno stampo da Charlotte troncoconico, di 18 cm di diametro, alto 10 cm

per il riso

450 g di riso italiano (noi Carnaroli)
1 litro d'acqua
100 g di burro
100 g di Parmigiano
4 uova

Mettere in una pentola molto capiente il riso, l'acqua, il burro, sale e pepe e cuocere 15 minuti coperto. Lasciar raffreddare o almeno intiepidire il riso, quindi mischiare il parmigiano e le uova, uno ad uno. Rettificare il condimento di sale e pepe, se bisogno.

per le polpettine

150 g di macinato di maiale (di maiale!)
1 fetta/50 g di pane raffermo
acqua
mezzo uovo sbattuto
sale
pepe
prezzemolo
farina
olio extra vergine d'oliva per friggere (e perché non nello strutto? cosa tocca fare!)

In una ciotola, mescolare la carne macinata, il pane ammollato nell'acqua e poi ben strizzato, l'uovo, il sale, pepe e prezzemolo tritato fine. Formare delle polpettone grandi come una nocciola, infarinarle e friggere per immersione nell'olio. Metterle da parte.

per il ripieno

1 melanzana
olio d'oliva extra vergine per friggere
150 g di funghi freschi, secondo stagione (noi cardoncelli)
aglio
prezzemolo
Mezza cipolla tritata
50 g di pancetta (pure!)
80 g di salame napoletano a cubetti (Noi ne abbiamo trovato uno già affettato, quindi tritato al coltello molto grossolanamente)
80 g di scamorza
80 g di ricotta stagionata
1 mestolo di salsa di pomodoro
1 bicchiere di Falanghina dei Campi Flegrei (hai detto niente, noi Riesling. Sono sicuro che ogni tanto anche tu)

burro e pan grattato per lo stampo




Tagliare la melanzana a funghetto, spurgarla con il sale in un colapasta per mezz'ora. Sciacquarla, tamponarla per asciugarla. Friggerla per immersione nell'olio d'oliva extra vergine. Salare. Mettere da parte.
In una padella, scaldare un po' d'olio, soffriggere la cipolla e la pancetta e quando la cipolla sarà diventata trasparente e morbida e la pancetta quasi disfatta, aggiungere l'aglio, cuocere per un altro paio di minuti, sfumare con il vino e aggiungere i funghi tagliati a fettine e il prezzemolo. Cuocere fino a che i funghi saranno morbidi. Aggiungere un mestolo della salsa (ricetta più sotto) e cuocere qualche minuto. Lasciare intiepidire e incorporare il salame.

per costruire il sartù:

Imburrare generosamente lo stampo e "infarinarlo" con il pangrattato. Metterlo in frigo fino all'uso.
Una volta che il riso sarà pronto da usare, stendere una piccola quantità sul fondo, in modo da formare uno strato altro un centimetro. Formare, con le mani bagnate, uno strato alto un centimetro anche sui bordi, in modo da creare un vuoto. In questo vuoto, mettete la metà del ripieno, la metà delle polpettine, e sopra la metà del formaggio, tagliato a cubetti. Pigiare un poco e coprire con un altro strato di riso, di nuovo alto un cm. Quindi, mettere il resto del ripieno, delle polpettine e del formaggio e ricoprire di nuovo con uno strato di riso. Spolverare di pangrattato.
Infornare a 180°C in forno preriscaldato, fino a che sarà ben dorato.

La salsa: 

Lui l'accompagnava con una salsa di pomodoro "sciué sciué". Qui ho dovuto chiedere lumi. Sciué sciué?

Noi, invece, abbiamo deciso di complicarci un po' la vita e di fare la salsa di pomodoro classica alla francese, che lo so, fa rabbrividire gli italiani.

Prima di tutto va preparato il fondo. sarebbe meglio un fondo bianco di vitello, o misto vitello e pollo, ma siamo in India, per cui, solo pollo.

Per un litro di fondo bianco di pollo:

1 kg di ossa e frattaglie di pollo
100 g di carote
100 g di cipolla
200 g di porro (solo la parte bianca)
80 g di costa di sedano
1 litro e mezzo d'acqua fredda
pepe in grani

Frantumare le ossa del pollo e tagliuzzare le frattaglie. Sbollentare ossa e frattaglie, a partire da acqua fredda. Collocarle in una pentola, coprirle con acqua fredda, portare ad ebollizione e lasciar cuocere a fuoco medio per qualche minuto, togliendo la schiuma che arriva in superficie, frequentemente. Poi, scolare e sciacquare sotto l'acqua corrente. Sciacquare anche la pentola.
Rimettere le ossa e le frattaglie nella pentola e coprirle con un litro e mezzo d'acqua, sempre fredda. Riportare a ebollizione e togliere la schiuma frequentemente.
Lavare e pelare tutte le verdure. Tagliare le carote in tronchi, la cipolla in quarti e confezionare un bouquet garni con il porro e il sedano.
Aggiungere tutte le verdure in pentola e anche il pepe. Riportare a ebollizione e abbassare il fuoco al minimo. Il fondo deve cuocere a piccole bolle per un'ora, scoperto. Schiumare e sgrassare il più sovente possibile. Passare il fondo al chinois, senza pigiare. Raffreddare subito il fondo, mettendolo in un recipiente a contatto con ghiaccio. Refrigerare fino all'uso.

per un litro di salsa:

60 g di burro
100 g di pancetta affumicata in un solo pezzo
100 g di carote
100 g di cipolla
50 g di farina
100 g di concentrato di pomodoro
1 kg di pomodori freschi
1 litro di fondo bianco
20 g di aglio
1 bouquet garni con dominante di timo (gambi di prezzemolo, rametti di timo e foglie di alloro)
20 g di burro per finire
sale
pepe di mulino
un pizzico di zucchero

Del pezzo di pancetta, togliere eventuali pezzi di cotenne e cartilagine e tagliare a dadini. Metterla in una pentola, coprirla d'acqua fredda, portare a ebollizione, cuocere per 1-2 minuti, poi scolare e raffreddare sotto acqua corrente. Metterla da parte.
Lavare e pelare le carote, cipolle e aglio. Tagliare le carote e la cipolla in dadolata da 5mm (Petite Mirepoix). Togliere il germe degli spicchi d'aglio e schiacciarli. Confezionare il bouquet garni, legando solidamente gli ingredienti.
Lavare, privare del peduncolo e tagliare i pomodori a pezzi.
Far fondere il burro tagliato a pezzetti in una pentola. Aggiungere la pancetta sbollentata e la fare fondere, avendo cura di non far colorare il burro, quindi giocando un po' sulla temperatura. Aggiungere il mirepoix di carote e cipolla e le farle soffriggere dolcemente, fino a che le carote siano morbide e la cipolla traslucida. A fuoco basso, quest'operazione si realizza in circa 10-15 minuti.
Aggiungere la farina e mescolare rapidamente, in modo da fare un roux. Cuocere il roux in modo da ottenere una colorazione leggera, appena imbiondito.
Aggiungere il concentrato di pomodoro e cuocere il roux al pomodoro per qualche minuto, avendo cura di non colorarlo troppo. Lasciar raffreddare il roux.
Scaldare il fondo bianco fino a ebollizione.
Versare la metà del fondo bianco bollente sul roux ormai freddo. Mescolare con una frusta.
Versare piano piano il resto del fondo bianco, senza cessare di mescolare. La mistura deve risultare liscia, omogenea e senza grumi.
Aggiungere i pomodori freschi, l'aglio e il bouquet garni.
Condire con sale, pepe di mulino e un pizzico di zucchero, per minimizzare l'acidità. Portare la salsa a ebollizione senza mai smettere di mescolare con la frusta.
Coprire con un coperchio e mettere in forno a 160° per 1 ora e mezza. Mescolare ogni tanto.
Passare la salsa al chinois, pigiando poco, poiché parte del condimento aromatico potrebbe passare tra le maglie e l'idea è che non lo faccia.
Verificare la cremosità della salsa e verificare se bisogno di altro sale e/o pepe. Se la salsa dovesse risultare troppo liquida, farla ridurre un po' sul fuoco.
Imburrare la superficie della salsa per evitare la formazione di quella pellicina fastidiosa.
Mettere da parte la salsa, coperta, in bagno maria a una temperatura di circa 65-70°, se si usa subito, o raffreddarla rapidamente immergendo il contenitore in ghiaccio e refrigerarla, per un uso posteriore.

Servire il sartù caldo, con la salsa calda recitando "Oh Calories, my calories!" chiedendo venia a Walt Withman per la licenza.

Enjoy!








giovedì 6 aprile 2017

Costolette di Maiale con battuto di menta e funghi arrostiti



Condivido la mia vita con due meravigliose creature. Entrambe ebree osservanti. 
Compatitemi. :) 
Non sapete quanto difficile sia per un amante del cibo in tutte le sue espressioni, dover legarsi le mani e mordersi la lingua ogni volta che si tratta di cucina fuori dalle regole.

Con mia moglie Micol, i patti sono stati chiari dall'inizio: due case separate, o una casa con due cucine. La mia, anarchica ed eretica; e la nostra, altamente kosher, dove guai a tagliare il formaggio con quel coltello che hai usato due anni fa per tagliare la carne :)

Con mia figlia, invece, condivido anche un blog. E se una volta era flessibile, adesso, ritrovata parte delle sue origini grazie alla presenza di Micol, rifiuta categoricamente mangiare e ovviamente pubblicare qualsiasi cosa che non rientri nelle rigide regole alimentari ebraiche.

Per fortuna ho genero e nipoti che apprezzano.

Prima o poi le riformerò entrambe. Pensare che con mia figlia ci ero quasi riuscito...
Per ora, faccio un blog sacrilego, tutto mio, dove le mani di mia figlia entreranno di sicuro, ma non le sue papille, almeno per ora.

E con cosa potevo iniziare, se non con l'eretico maiale?

Chiamate un avvocato :)))

Costolette di Maiale con battuto di menta e funghi arrostiti


Ricetta semplicissima, che risolve una rapida cena, da completare con qualche carboidrato. Anche una fetta di pane andrà benissimo.
L'ex nutrizionista che c'è in me ha detto la sua.

Per 4 porzioni

4 costolette di maiale senza osso
2 spicchi d'aglio
80 g di foglie di menta
40 g di prezzemolo
40 g di noci
80 ml di olio extra vergine d'oliva
sale
pepe

Condire le costolette con un filo d'olio, sale e pepe e cuocerle in padella per 4 minuti da ogni lato o fino a che siano perfettamente cotte. Dorate, ma non secche.
Nel mentre, in un robot da cucina, frullare l'aglio, la menta, il prezzemolo, le noci e il pepe, aggiungendo olio molto lentamente.


Per i funghi arrostiti

500 g di funghi misti (io champignons, shiitake, fungo ostrica e cardoncelli)
50 g di erbe miste tritate (cipollina, timo, rosmarino, prezzemolo) 
Olio extra vergine d'oliva (quanto basta)
sale
pepe

Riscaldare il forno a 180°
Condire i funghi con sale, pepe, la metà delle erbe e una generosa spruzzata di olio d'oliva extra vergine. Infornare per 20 minuti, fino a quando saranno cotti, abbiano preso un colore scuro e si siano leggermente appassiti. A fine cottura, aggiungere il resto delle erbe e servire subito.